
Avete presente quella sensazione di calma assoluta mista a gioia che provavate nella cucina della nonna, quando finalmente prendeva dallo scaffale il vasetto delle caramelle e ve ne dava una?
Quella sensazione di sacralità familiare sprigionata dal barattolo dell’Orzo Bimbo del 1956, scrupolosamente conservato e usato come porta caffé?
Quel groviglio di elastici nel cassetto, accumulati in chissà quanti decenni, che ci faceva fantasticare di giorni passati e altre generazioni?
Visitare la casa di Giorgio Morandi a Grizzana è come ritornare bambini per un momento, in vacanza nella casa dei nonni: la sensazione fortissima di rivivere quell’incanto e la calma racchiusa nelle piccole cose raccontano di una vita lunga, serena e compiuta.
Quasi ci si dimentica che è anche la casa di uno dei più grandi pittori del Novecento italiano.

Il rapporto di Giorgio Morandi con Grizzana fu tanto lungo nel tempo quanto breve nelle distanze. La prima volta che vi passò l’estate fu nel 1913, quando venne da Bologna con i genitori e le tre sorelle: Anna, Dina e Maria Teresa.
La famiglia vi si trasferiva in villeggiatura ogni estate, fino a quando i combattimenti sulla linea gotica non li fecero scappare, nel 1944, pochi giorni prima dell’eccidio di Monte Sole.
Ritornarono qualche estate più tardi, sempre ospiti dei Veggetti, vicini dei Morandi a Bologna e proprietari di una grande casa tipica dell’Appennino: esterni semplici, molte stanze, vista meravigliosa.
Intorno alla casa c’erano le costruzioni solitarie dei Fienili del Campiaro e un piccolo prato su cui Morandi amava andare a dipingere: in questi pochi metri si svolgeva tutta la vita grizzanese del maestro.

Quando negli anni ’50 i Morandi tornarono sull’Appennino, Giorgio aveva raggiunto abbastanza fama e fortuna da potersi permettere una casa propria.
Ai costruttori diede poche indicazioni: doveva essere essenziale e trovarsi nel prato da cui si vedeva il “suo” paesaggio.

Così la descrive Andrea Emiliani nel catalogo della mostra sull’arte in Appennino (di cui parlo qui):
La casetta Morandi è assolutamente morandiana, è un poliedro rettangolo pitturato di giallino, sembra una di quelle insignificanti scatole che lui intonacava o incartava e metteva in posa nelle sue nature morte.
Non era appariscente, Morandi, per niente. Tutta la vita ha lottato per conciliare il suo metro e novanta di statura con la sua naturale propensione a non voler essere notato.
Né lui né le sue sorelle si sposarono mai, ma era diventato uno degli artisti più importanti del suo tempo e riceveva spesso amici e colleghi.

Di cosa parlassero si può soltanto immaginare, seduti sulle poltroncine del salotto, all’ombra della libreria scarna ma selezionatissima.
Forse Morandi si faceva raccontare di luoghi lontani, ma con la curiosità di chi non ha nessuna intenzione di andarci. Aveva viaggiato solo un paio di volte nella sua vita, da giovane, verso Firenze, Venezia, e una volta in Svizzera, per ritirare un premio; tutto il resto del mondo entrava in casa stampato sulle pagine dei libri e nelle fotografie d’arte.
Le sorelle hanno mantenuto tutto esattamente come doveva essere alla morte del pittore nel 1964, nonostante abbiano vissuto qui ancora per trent’anni prima di donare la casa al Comune di Grizzana, nel 1994.
Escluso il salotto, il piano terra è straordinariamente privato.
Unici indizi di una vita più prettamente femminile sono alcuni oggetti lasciati sopra i mobili – e non dentro, ad indicare che venivano più spesso utilizzati (o come diceva mia nonna, adoperati): la scatola del cucito, i fiori secchi, il profumo, il borotalco, la tazzina da tè.

La cucina è un’esplosione silenziosa di intimità. I piatti ancora nello scolapiatti con i pentolini del latte, la dispensa lasciata nel suo delicato disordine, i barattoli dell’Orzo e dell’Ovomaltina, le pentole rigorosamente divise per colore…



Solo qualche bottiglia opaca ci ricorda improvvisamente che siamo a casa di Giorgio Morandi e che i ritratti di quelle bottiglie ora sono ammirati nei musei di tutto il mondo.
Saliamo le scale e troviamo una piccola libreria e sopra due vasetti.
Quanto ci avrà messo a posizionare quei due vasetti, lui che per decidere la disposizione degli oggetti in un dipinto impiegava anche mesi? Quante volte li avrà spostati, passandoci davanti?
Mi perdo nei pensieri, davanti a quella che più che una libreria sembra una natura morta in tre dimensioni.

Davanti alle scale la camera di due delle tre sorelle è intima e essenziale. Letti singoli, una boccetta di profumo, una spazzola e pochi vestiti.



Della vita di Anna, Dina e Maria Teresa si sa molto poco. Si erano votate probabilmente alla cura del fratello, così ingombrante da tanti punti di vista. Erano modeste, questo si vede, forse remissive, chissà se felici.
Solo nelle stoffe dei copriletto e degli abiti nell’armadio quasi vuoto si nota qualche fiore, unica concessione a una femminilità che doveva essere quasi sussurrata.
Particolari che spariscono drasticamente nella stanza del pittore.
Semplice e austera quanto doveva esserlo lui: un letto, anche qui, rigorosamente singolo, un comodino di legno, un piccolo armadio con una valigia e una scrivania su cui scrivere le lettere più private e preparare i colori.

Nel cassetto, un mare di pennelli e una scorta di Philip Morris.


Se la stanza della casa di Bologna era famosa per essere sia camera da letto che studio del pittore, a Grizzana ebbe la possibilità di allargare i suoi spazi e dedicare ad ogni attività una stanza diversa.
Di fronte alla camera aveva voluto un grande studio, forse l’unico “lusso” che mai si concesse in vita sua: la finestra principale, come un quadro vivente, si apre proprio sul paesaggio che dipingeva sin da quando era ragazzo.

Accanto alla finestra c’è il cavalletto per dipingere: si era fatto costruire delle estensioni di legno per le gambe perché non esistevano cavalletto abbastanza alti per lui.
Guardare gli strumenti di lavoro di Morandi è quasi una rivelazione: il grande pittore di nature morte e l’uomo che viveva in questa casa così intima si riuniscono insieme.
Ritroviamo le scatole degli oggetti che abbiamo visto nelle altre stanze, sono diventate strumenti di lavoro. C’è la confezione del profumo Dior della sorella, ci sono gli stessi barattoli di Ovomaltina che erano nella dispensa al piano di sotto.

E proprio quei barattoli, coperti di carta, dipinti, impolverati, sono anche ritratti nei quadri alle pareti.

Su un tavolino è rimasta la composizione dell’ultimo dipinto, ora appeso al muro: sono quattro barattoli e una brocca.
Uno di quei barattoli, lo vediamo nel dipinto, indietreggia un po’ rispetto agli altri, e timidamente si avvicina alla brocca.
Era questa, tra tutte, la composizione più cara a Morandi, perché altro non era che la sua famiglia: quattro barattolini, lui e le sue sorelle, presentati al mondo dalla brocca – mamma.
Un’interpretazione così intima del dipinto non deve stupire: quando qualcuno chiedeva a Morandi perché dipingesse solo nature morte, lui si meravigliava e rispondeva: “Nature morte? Io dipingo soltanto ritratti.”
Forse è proprio da questo che proviene la forza delle sue opere: dalla capacità di sistemare gli oggetti in modo che non siano più oggetti, ma quasi dei ricordi trasformati in forme.
Come le boccette sparute sulla toilette delle sue sorelle, che pur nella loro essenzialità ci raccontano un intero mondo interiore.
Ci riportano indietro a ricordi e sensazioni passate, ci raccontano i segreti di una vita d’altri tempi, semplice eppure così piena di intensità, come uno scaldalatte di ceramica, come l’odore dell’Ovomaltina.

La visita a Casa Morandi è necessariamente guidata, ma la mancanza di autonomia è ampiamente ripagata dalla profondità e dalla completezza dell’esperienza: la nostra guida è stata fantastica, preparata ed emozionante, e ci ha raccontato cose che mai avremmo potuto capire da soli.
Le fotografie di questo articolo sono state scattate da me durante la visita, con il telefono, in preda all’euforia da Ovomaltina.
Ma se volete vedere delle fotografie vere, diversi artisti sono stati ispirati dalla casa di Morandi, in particolare Luigi Ghirri che vi dedicò una piccola serie di fotografie nel 1992, Luigi Ontani con una serie di ceramiche, Luciano Leonotti altre fotografie.
INFO E ORARI
Dal 23 luglio al 17 settembre 2017, in occasione della mostra “Grizzana, Morandi, Arcangeli cinquant’anni dopo“, Casa Morandi sarà visitabile nei seguenti giorni e orari (rivolgersi al personale presso l’info point sito ai Fienili del Campiaro):
lunedì-venerdì ore 14,30-17,30
sabato e domenica ore 10,00-13,00 e 14,30-17,30
MARTEDI’ 15 AGOSTO: apertura straordinaria ore 10-13 e 14,30-17,30
Per maggiori informazioni, inviare una email a biblioteca@comune.grizzanamorandi.bo.it
Costo ingresso Casa Morandi + mostra: euro 2,00. Ridotto (bambini da 6 a 12 anni e possessori di Card Musei): euro 1,00. Gratuito per bambini di età inferiore ai 6 anni e per coloro che presenteranno il biglietto di ingresso alla Rocchetta Mattei.
ORARI ORDINARI:
Casa Morandi è visitabile nei seguenti giorni e orari (rivolgersi al personale presso l’info point sito ai Fienili del Campiaro):
sabato:
10-13 / 14,30-17,30
domenica:
10-13 / 14,30-17,30
Per concordare una visita infrasettimanale, inviare una email a biblioteca
Costo ingresso:
euro 2.
Bambini 6-12 anni:
euro 1.
Gratuito per bambini di età inferiore ai 6 anni.

Ma che bello, questo resoconto! Esprime esattamente molte delle sensazioni che ho provato anch’io nella visita: il tuffo nel passato austero, sobrio e calmo dei nostri nonni (quando il ri-uso non era una moda, ma uno stile di vita radicato), lo stupore nel sentire l’autenticità di ogni stanza, il rigore essenziale degli oggetti, lo spirito di naturalezza quasi monacale di chi lo abitava. Una vera soddisfazione scoprire questa Casa Museo, entrarci e vedere come tutto ciò non è stato alterato dalla fama dell’artista che rappresenta, una fama che non ha mai alterato la sobrietà dell’artista in vita e – ancor più sorprendentemente – che non è stata alterata dalla sua fama ora, da parte dell’amministrazione comunale che intelligentemente, umilmente e con spirito davvero morandiano la conserva e la mostra.
Grazie